Mangiare è nutrirsi, mangiare è piacere, mangiare è prendersi cura di sé.

“Il cibo comporta una lotta con me stesso, con i miei familiari, con i medici“
Può succedere che non si mangi per dare un segnale alle persone che ci circondano o per urlare silenziosamente il dolore che si prova. Altre volte si mangia per noia, per non sentire emozioni spiacevoli e per superare la solitudine. Succede anche che mangiare non sia un piacere o comporti delle difficoltà e delle restrizioni difficili da accettare.
Riconoscere la difficoltà e attivarsi per affrontarla è un passo fondamentale che possiamo fare insieme.
Per psicologia alimentare intendiamo un aiuto da parte dello psicologo verso i pazienti che trovano difficoltà nell’accettare un regime alimentare in condizioni mediche quali la celiachia, il diabete, i disordini da carenza iodica ecc. Il percorso da intraprendere consiste nell’ affrontare delle fasi comuni: rifiuto della sindrome/della terapia ribellione, patteggiamento/ parziale accettazione della realtà, depressione/ isolamento/ aggressività
Tutto questo prima di arrivare alla fase di accettazione attiva che permette di ottenere come risultato un buon equilibrio metabolico e quindi la prevenzione delle complicanze, attraverso l’integrazione armonica con l’ équipe curante e l’adeguamento al regime terapeutico che viene cosi inserito negli schemi di comportamento quotidiani.