Benessere psicologico e qualità della vita

Vivo meglio… o vivo bene? Meglio di chi? Rispetto a che?

 In un’epoca in cui la crisi economica ha messo in ginocchio molte famiglie vivere meglio a volte è una vera e propria sfida. Da un altro punto di vista è una sfida il diritto ad una buona qualità di vita per chi si confronta con una disabilità.

La salute è, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solamente l’assenza di malattie o infermità”: quindi riguarda parametri somatici, ma anche come una persona si sente, psicologicamente e fisicamente, come si confronta con gli altri e come affronta la vita quotidiana.

La qualità della vita, in quanto parametro soggettivo, è un ulteriore passo verso l’attenzione alla persona e alla sua unicità: si tratta della percezione che egli ha della propria posizione di vita nel contesto culturale  e nel sistema di valori in cui vive, in relazione agli obiettivi, aspettative, priorità e interessi. È un concetto di ampia portata influenzato in un modo complesso dallo stato di salute fisica, dallo stato psicologico, dal livello d’indipendenza, dalle relazioni sociali e dai loro rapporti con caratteristiche salienti dell’ambiente.  Nel caso di bambini e adolescenti diventa ancora più complesso definire in modo stabile e unitario quali fattori entrano nella percezione della propria qualità della vita, dato che con lo sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e sociale cambia il proprio modo di percepirsi.

È importante che servizi e istituzioni sappiano tutelare la qualità della vita delle persone: che significa per i bambini per esempio promuovere e tutelare lo sviluppo e rispondere ai bisogni in costante cambiamento nel tempo. Al contempo è fondamentale che ciascuno possa scegliere il proprio meglio e questo è fattibile solo se ognuno può fermarsi e chiedersi cos’è salute o benessere per sé e per i propri cari. E dopo averli identificati sarebbe importante che ogni persona potesse accedere ai servizi e alla opportunità che ritiene necessari per vivere meglio.

Il benessere, la qualità della vita dovrebbero essere diritti: ma quanto è reale tutto ciò nelle nostre comunità?

Da un punto di vista psicologico ognuno di noi può cercare il proprio benessere emotivo, riconoscendo se ci sono situazioni ripetitive negative che desidera cambiare, sintomi che minano l’equilibrio quotidiano, stress frequenti o ancora situazioni di stallo,  e scegliendo la modalità migliore per sé di affrontarli. Il lavoro psicologico e psicoterapeutico è sicuramente d’aiuto in quanto processo di consapevolezza e cambiamento; così come può essere utile approfondire alcuni aspetti specifici del funzionamento personale e relazionale (gestione delle emozioni, confronto sullo sviluppo psicomotorio e linguistico dei propri figli piccoli, confronto con altri genitori di preadolescenti, iniziative di promozione di stili di vita corretti, gestione dello stress, interventi per il rischio di burnout o più in generale con i team lavorativi) in esperienze di gruppo.

 

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